Sony A7 secondo atto
Così concludevo, all’inizio del 2013, l’articolo sulla Sony CyberShot RX1:
“(…)Non è questione di costi. Con poche decine di Euro si potevano inserire nella confezione 3 batterie e relativo carica batteria tradizionale. Insieme ad una piccola custodia in neoprene l’acquirente della Sony Rx1 sarebbe stato in grado di girare il mondo senza sentire la necessità di portarsi appresso alcun ulteriore strumento fotografico.
Ecco… piccole cose.
Come quel centimetro in più che porterebbe la RX1 di diritto nella storia della fotografia. Quel centimetro in più in cui troverebbero spazio il sofisticatissimo mirino Trufinder 2 OLED, una più capiente batteria, una disposizione più razionale dei comandi e la ghiera dei tempi.
Chissà se tutto questo non è previsto, chissà se la CyberShot RX1, in realtà, non è solo il primo approccio verso qualcosa di nuovo e rivoluzionario. Qualcosa che potrebbe far iniziare a far tremare i polsi anche in Germania dalle parti di Solms.
Staremo a vedere. In ogni caso, se amate la resa dell’immagine senza compromessi, almeno una volta nella vita, dovete provare la Sony RX1. Una macchina fotografica perfettibile ma che è in grado di fare fotografie ai limiti della perfezione".
Sono passati esattamente tre anni e rileggendo quando avevo scritto mi accorgo di essere stato profetico. In realtà non è andato tutto esattamente così.
Ovvero, non è andato subito così.
Devo essere onesto. Come sempre.
Confesso che la Sony A7R prima versione è stato uno dei pochi modelli di macchina fotografica che mi sono rifiutato di recensire. Non mi era piaciuta. Non mi era piaciuta ed ero arrabbiato.
Non era possibile che così tanta superficialità era stata profusa per quello che… nella mia immaginazione… sarebbe dovuto essere il primo sistema fotografico in grado di rappresentare l’alternativa alle reflex a pieno formato.
Mi ricordo ancora l’annuncio. Due macchine e tre obiettivi. Ho pensato… ci risiamo. Come per le Nex, Sony produrrà dei milioni di modelli uno dopo l’altro di macchine fotografiche e pochi obiettivi di scarsa qualità o interesse professionale.
La prima volta che l’ho usata, poi, è stato traumatico. Appena arrivata la 7R mi sono accorto che la batteria era una sola… il caricabatteria non c’era (solo cavetto USB) e all’atavico problema dei menù contorti e incomprensibili si aggiungevano errori di ergonomia. Ad esempio il posizionamento arretrato del pulsante di scatto che costringeva… dopo un utilizzo prolungato, ad utilizzare il pollice per evitare la comparsa di fastidiosi crampi alla mano destra. Quando poi l’ho portata in chiesa per il primo lavoro... quella Sony ha rischiato di essere schiantata su una parete della navata centrale già al primo scatto.
Cavolo ho detto… ma ho portato la vecchia D3 come secondo corpo oggi? Riguardo la macchina che avevo in mano e vedo la 7R. Mi domando… ma com’è possibile che un aggeggio così piccolo faccia più rumore della più rumorosa delle reflex? Vi metterete a ridere. Ho smontato l’obiettivo e ho controllato se non ci fosse lo specchio. Lo so... è una cosa illogica, ma il rumore prodotto da quella mirrorles appariva talmente esagerato che non riuscivo a darmi una spiegazione plausibile.
Tornato a casa la mia incazzatura (perdonate il termine ma non trovo parola più adatta) cresceva man mano che rivedevo gli scatti realizzati con questa macchina fotografica. Erano bellissimi…
E allora mi domandavo… possibile che con tutte le potenzialità che ha la Sony non riesca a produrre un sistema che si possa definire realmente completo? Possibile che non si accorgano che è inutile produrre delle FF a basso costo quando sono così piene di limiti (non ve li elenco tutti perché staremo qui giorni) e non sono accompagnate da un corredo degno di tale nome?
Quel giorno ho deciso che la mia esperienza con le Sony A7R poteva definirsi terminata.
Sony A7RII - Sony Zeiss Sonnar T* FE 55 mm F1,8 ZA (1/1000, f/2, Iso 100)
Passano gli anni escono i nuovi modelli e il parco ottiche inizia a farsi interessante.
Arriva La A7RII, apro la scatola… cavolo ma ci sono due batterie… cavolo ma c’è anche il carica batterie. La prendo in mano… ecco penso… questa è una macchina fotografica.
Questa volta non c’è il solo Sony Sonnar T* FE 35mm f/2.8 ZA ma ho a disposizione quasi tutto il parco ottiche dedicato a questo sistema. Niente adattatori e niente accrocchi. Finalmente posso scattare e riprendere e con gli obiettivi progettati per il sistema.
Ho parlato di foto e video. In effetti entrambe le attività sono per me di pari importanza e il mio interesse per Sony era principalmente rivolto ad un sistema che potesse unire questi due mondi senza sacrificarne eccessivamente uno dei due.
Fino ad oggi, anzi fino a ieri, la mia scelta era caduta sulle Nikon e devo ammettere che, sia la D800 che la D810 e D750 svolgevano molto bene questa doppia funzione. Ma una volta portata sul set sia la A7RII che la A7SII è stato facile accorgersi di quale sistema mi offrisse, sotto il profilo dei video, maggior qualità e soprattutto, maggiori possibilità creative.
Ma di questo ne parlerò in seguito.
Ultima cosa… quando esce un nuovo sistema mi riprometto sempre di scrivere subito le prime impressioni. In realtà poi non lo faccio mai. Il motivo è quello di sempre. Un conto è raccontare un modello nuovo di un sistema ormai conosciuto. Un conto è raccontare in maniera chiara e dettagliata di un qualcosa che fino a quel momento non esisteva. Ci vuole correttezza intellettuale. E per ottenere questa correttezza bisogna prendersi tutto il tempo necessario per comprendere pienamente il sistema nella sua interezza.
Sony A7RII - Sony – Zeiss Sonnar T* FE 55 mm F1,8 ZA (1/1600, f/1.8, Iso 100)
Primo contatto e caratteristiche principali
Come ho già anticipato la Sony A7RII ha una buona ergonomia. Almeno buona per chi non ha mani enormi come me.
Le macchine ultra leggere sono una manna per chi brandeggia uno strumento fotografico dalla mattina alla sera. Al contempo però, una eccessiva leggerezza può risultare controproducente in determinate situazioni fotografiche come l’utilizzo combinato di obiettivi più ingombranti e flash montati sul contatto a caldo.
Sotto questo punto di vista il peso e il bilanciamento della A7RII mi e subito piaciuto e l’ho trovato un buon compromesso.
I comandi rispetto la precedente versione non sono stati stravolti. Il riposizionamento del pulsante di scatto e della leva di accensione ha permesso di aggiungere un secondo pulsante “customizzabile”. Le ghiere dei tempi e dei diaframmi hanno subito un restyling e quella anteriore finalmente è posizionata nella giusta maniera. Ora si può scattare con la Sony anche per lungo tempo senza alcuno sforzo.
Fin qui belle notizie.
Sony A7RII - Sony – Zeiss Sonnar T* FE 55 mm F1,8 ZA (1/1600, f/1.8, Iso 100)
Brutte notizie invece sotto la voce menù. Non voglio rovinarmi la giornata e non voglio rovinare la lettura elencandone nuovamente tutti i difetti. Ma ripeto… ci vuole impegno… ma proprio tanto impegno a creare un menù così criptico e complesso.
Altra cosa che non capirò mai di Sony è la visualizzazione a monitor delle foto scattate. Un tempo pensavo fosse dovuto alla “troppa qualità” dei monitor utilizzati. Ora invece sono sicuro che si tratta di cosa premeditata da parte dei progettisti. Anche questo aspetto, apparentemente secondario, lo rimarcherò fino alla noia. Se una macchina fotografica è definita “professionale”, che senso ha rivedere in macchina uno scatto a cui vengono applicati ritocchi e ritocchini. Un conto se scatto in Jpg e decido di applicare direttamente filtri anti rumore, correzioni ottiche, maschere di contrasto e altre alchimie del genere. Ma se scatto solo in Raw il monitor mi deve restituire l’immagine libera da ogni artificio e intervento elettronico. Un professionista non si limita a pubblicare sui social. Un professionista sa benissimo cosa è un file Raw e quali sono le procedure che porteranno in stampa le sue fotografie. E un professionista preferisce una visualizzazione in macchina più neutra rispetto a quanto poi rivedrà sul suo computer… non il contrario.
Sony A7RII - Sony FE 28mm f/2 (1/60, f/2, Iso 12800)
Sony A7RII - Sony FE 28mm f/2 (1/60, f/2.8, Iso 2000)
Ultima cosa… a metà fra il rimprovero e il plauso… Riguarda le innumerevoli opzioni che offre la Sony A7RII.
Otturatore elettronico, ibrido, meccanico, autofocus a zona ampia, flessibile, centro, espanso, largo stretto, ad aggancio etc, etc.
C’è da perderci la testa. E se da una parte tutto questo significa che finalmente l’elettronica non sembra più porre limiti alle potenzialità del nostro strumento fotografico dall’altra si ha l’impressioni che Sony abbia buttato tutta la sua tecnologia dentro uno strumento fotografico ma poi abbia demandato all’utente scoprire come utilizzarla al meglio.
Qui c’è da lavorare un po’ e offrire una guida chiara ed esaustiva al fine di utilizzare sempre correttamente tutte le potenzialità messe a disposizione.
Faccio un esempio. Se io avessi deciso di scrivere questo articolo dopo un mese di utilizzo avrei sicuramente sottolineato come l’autofocus continuo fosse buono ma certamente lontano dalla resa di una reflex di alta fascia. A forza di sperimentare invece non solo ho capito come renderlo estremamente performante ma addirittura ad utilizzarlo con sapienza per girare video professionale una volta montata la A7RII (o A7SII) su Steadycam o spallaccio.
Sony A7RII - Sony – Zeiss Vario Tessar T* FE 24-70 mm F4 ZA OSS (1/250, f/8, Iso 100)
Sony A7RII - Sony – Zeiss Vario Tessar T* FE 24-70 mm F4 ZA OSS (1/800, f/6.3, Iso 100)
Sony A7RII - Sony – Zeiss Vario Tessar T* FE 24-70 mm F4 ZA OSS (1/20, f/4, Iso 12800)
Sony A7RII
Pronti via… accendiamo… 1-2-3-4… è lenta ad accendersi… troppo lenta.
Per fortuna Sony ha imparato quanto sia importante rilasciare velocemente firmware in grado di risolvere i problemi riscontrati. Con le ultime versioni rilasciate non solo l’accensione è diventata più veloce (non velocissima ma accettabile) ma è stato posto rimedio anche ad altri aspetti.
Quello più discusso riguardava, per esempio, la possibilità si scattare in Raw 14 bit senza perdita.
Altri aspetti personalmente ritengo siano stati risolti via via con gli aggiornamenti ma si tratta di aggiustamenti che il più delle volte non vengono elencati o annunciati. Non è raro che all’interno degli aggiornamenti siano sistemate anche altre cose senza che siano pubblicizzati. Non so se si tratta di strategia di comunicazione o commerciale. Ma tant’è. Questo argomento però lo approfondirò nel paragrafo dedicato agli obiettivi e nello specifico dello Zeiss Sony Vario-Tessar T* FE 24-70mm f/4 ZA OSS.
Quindi andiamo avanti.
Come ho già anticipato l’ergonomia delle Sony A7 seconda versione trasmette immediatamente un grande feeling. Indipendentemente dall’obiettivo montato la sensazione di buon equilibro appare evidente sia se sulla baionetta è montato il piccolo Sony FE 28mm f/2 Lens sia il più corposo Sony FE 70-200mm f/4.0 G OSS Lens.
Certo, qualsiasi mirrorless in accoppiata con uno zoom appare sgraziata. In effetti si ha difficoltà ad immaginare che l’insieme di un corpo piccolo ed un obiettivo grande possa garantire ugualmente un adeguato equilibrio ergonomico. Ma anche questo aspetto lo sottolineo da sempre. In combinazione con obiettivi più “corpulenti” si utilizza la sinistra per brandeggiare il tutto. Se si utilizza la destra in maniera canonica basta un pomeriggio di intensa fotografia per indolenzire spalla gomito e polso. È un po’ come il discorso della tracolla… avete mai provato a mettere al collo un paio di chili di vetro e metallo?
Questo discorso ovviamente non vale solo per Sony ma per tutti i sistemi CSC che hanno in catalogo anche obiettivi più pesanti ed ingombranti.
Sony A7RII - Sony FE 28mm f/2 (1/60, f/2, Iso 3200)
Sony A7RII - Sony FE 28mm f/2 (10 sec., f/9, Iso 100)
A proposito di pesi e ingombri vorrei precisare un aspetto che spesso viene discusso in maniera impropria.
Tante volte si sente criticare o fare appunti su un sistema o su un altro a proposito degli ingombri. E nello specifico proprio dei corpi piccoli delle CSC apparentemente sproporzionati rispetto ad alcune ottiche.
In realtà si tratta di leggi fisiche. Leggi fisiche legate alla focale, alla luminosità e alle dimensioni del sensore.
Un 50mm f/1, per esempio, avrà un pupilla di entrata della luce pari a 50mm. Non si discute. Quindi indipendentemente se montato su una macchina fotografica dotata con un sensore da un pollice o su una Full Frame, sempre 50mm dovrà essere. Quello che invece può venire incontro ad una più spinta miniaturizzazione può essere l’angolo di campo equivalente e la superficie del supporto sensibile da “illluminare”.
Facciamo un esempio. Per avere un angolo di campo equivalente di 50mm su un micro 4/3 monteremo in realtà un 25mm. Quindi, nel caso si trattasse di un 25mm f/1 la pupilla di entrata della luce sarà di 25mm. Se si tratta di sensore APSc parleremo di focale di (circa) 33mm e pupilla di entrata della luce di 33mm. Nel FF i valori saranno pari a 50mm.
Inoltre, anche la superficie dell’elemento sensibile presenta delle complicazioni. Immaginiamo che, a pari tiraggio (distanza tra il piano focale della pellicola o il sensore e il piano dell’innesto delle ottiche sul corpo macchina) dobbiamo illuminare in maniera omogenea un sensore di 17.30x13.00 mm (micro 4/3), uno di 23.6x15.6 mm (APSc, uno di 36x24 mm (Full Frame). È evidente che la superficie che la luce dovrà raggiungere sarà più ampia nel caso dei sensori più grandi e più stretto nel caso dei sensori più piccoli.
Nell’atto pratico questo comporta un grande sforzo di progettazione e non è un caso che, con i sensori più grandi, in presenza di focali grandangolari e molto luminose, si adotti come prassi disegni ottici che prevedono il retrofocus.
In poche parole e molto a grandi linee. Un 35mm f/1.4 non dista dal piano focale realmente 35mm ma molto di più e adotta uno schema ottico definito retrofocus per restituire un angolo di campo pari alla focale nominale.
Ora… questa soluzione nasceva con l’avvento delle reflex per porre rimedio all’allungamento dei tiraggio dovuto al posizionamento dello specchio. Ora che lo specchio sulle mirrorless non c’è più ci si è accorti che i sensori (soprattutto quelli grandi e con alta risoluzione) godono ugualmente di un incremento delle prestazioni allontanando ugualmente ottiche grand’angolari e luminose. In più aggiungiamo che all’aumentare delle dimensioni dei gruppi ottici degli obiettivi bisogna prevedere motorizzazioni adeguate per la messa a fuoco, ed ecco spiegato perché sarà assai difficile prevedere in un prossimo futuro ottiche luminose estremamente miniaturizzate.
Sony A7RII - Sony Zeiss Distagon T * FE f/1,4 ZA 35mm (1/4000, f/1.4, Iso 100)
Sony A7RII - Sony Zeiss Distagon T * FE f/1,4 ZA 35mm (1/250, f/2, Iso 100)
Sony A7RII - Sony Zeiss Distagon T * FE f/1,4 ZA 35mm (1/80, f/5, Iso 200)
Per fortuna il mercato oggi offre soluzioni per ogni necessità. Con il micro 4/3, ad esempio, possiamo godere realmente di grande compattezza e di sfruttare (a pari angolo di campo inquadrato rispetto a sensori più grandi) una maggiore profondità di campo e un maggiore fattore di moltiplicazione soprattutto con i teleobiettivi. Di contro le ridotte dimensioni del sensore impongono dei limiti in più ed è meno marcato (sempre a pari angolo di campo inquadrato rispetto a sensori più grandi) lo sfocato e l’aspetto tridimensionale delle immagini.
Con l’APSc si possono ottenere ottimi compromessi tra compattezza e prestazioni. Ma, man mano che le focali si allungano le differenze d’ingombro con i formati maggiori si riducono ed è difficile prevedere a brave un innalzamento delle risoluzioni superiore a quello ottenuto oggi.
Con il FF invece possiamo godere delle focali “nominali” così come siamo abituati a tutto vantaggio della tridimensionalità delle immagini soprattutto utilizzando focali grandangolari o normali. Possiamo optare per risoluzioni più alte e tendenzialmente i sensori offrono maggiori prestazioni globali. Di contro avremo maggiori ingombri, si annulla il fattore di moltiplicazione dei teleobiettivi e, nel caso dei sensori con altissima risoluzione, una profondità di campo ridottissima che può limitare in alcuni campi della fotografia, l’utilizzo di alcuni obiettivi molto luminosi scattando tutta apertura.
Quindi non c’è un meglio o un peggio… e non è detto che un aspetto positivo non risulti negativo per alcune esigenze fotografiche e che alcuni aspetti negativi invece non possano essere sfruttati a favore del nostro fotografare.
Tutto questo l’ho scritto solo per fare un po’ di chiarezza.
Sony A7RII - Sony Zeiss Distagon T * FE f/1,4 ZA 35mm (1/500, f/1.4, Iso 100)
Sony A7RII - Sony Zeiss Distagon T * FE f/1,4 ZA 35mm (1/250, f/2.8, Iso 250)
Sony A7SII - Sony Zeiss Distagon T * FE f/1,4 ZA 35mm (1/125, f/1.4, Iso 3200)
Ma dove eravamo rimasti? Ah, si… la Sony A7 “Mark 2”.
Parlavamo degli obiettivi e parliamo subito del sistema di stabilizzazione adottato da queste Sony e nello specifico dalla A7RII.
Uno degli inconvenienti dei sensori ad alta risoluzione e alta densità è proprio quello di restituire immagini in cui è fortemente percepibile il micromosso. In realtà, molte volte si interpreta come micromosso una non precisa messa a fuoco o l’incapacità di un obiettivo a risolvere in maniera accettabile l’esuberanza del sensore. In ogni caso, con macchine fotografiche del genere, il pericolo del micromosso è realmente un aspetto da non sottovalutare. Nelle reflex si cerca di ovviare a questo inconveniente utilizzando obiettivi stabilizzati o lavorando sul sistema specchio-otturatore per ovviare alle vibrazione che questi due elementi sono in grado di trasmettere. Sulle mirrorless esiste la possibilità di utilizzare l’otturatore elettronico.
Sappiamo bene però, che tale soluzione, non si presta a tutte le situazioni fotografiche (rolling shutter, Banding). Nella Sony A7RII è stato implementato anche un otturatore “ibrido”, ovvero elettronico e meccanico sulla seconda tendina in grado di prendere il buono di entrambe le soluzioni e di ridurre al minimo gli inconvenienti delle due tipologie di otturatore.
In più, direttamente nel corpo macchina, è stato inserito uno stabilizzatore che lavora su 5 assi, In sintesi uno stabilizzatore in grado di compensare qualsiasi micro spostamento della macchina fotografica. Ora… prima di infilarsi nella antica diatriba che vuole, da una parte chi sostiene che sia meglio lo stabilizzare inserito negli obiettivi e dall’altra, chi sostiene invece sia meglio nel corpo macchina, specifichiamo che Sony ha previsto entrambe le opzioni. Anzi… ha integrato e fa interagire entrambe le opzioni. Se si utilizza la A7RII con obiettivi privi di sistema di stabilizzazione, sarà solo il sistema integrato all’interno del corpo macchina a funzionare, se invece si montano ottiche stabilizzati il sistema dell’obiettivo interagirà insieme a quello integrato nella macchina fotografica. Fantastico.
E una volta tanto mi sbilancio e dico che non solo tale sistema funziona a meraviglia, ma i risultati che si riescono ad ottenere sono spesso sorprendenti. Ovviamente parliamo sempre di 42MP e non aspettatevi l’impossibile. Ma riuscire a scattare in sicurezza anche a 200mm a 1/10 non è un vantaggio da poco.
Sony A7RII - Sony Zeiss Sonnar T* FE 55 mm F1,8 ZA (1/125, f/1.8, Iso 200)
Sony A7RII - Sony Zeiss Sonnar T* FE 55 mm F1,8 ZA (1/640, f/2, Iso 100)
Sony A7RII - Sony Zeiss Sonnar T* FE 55 mm F1,8 ZA (1/1000, f/2, Iso 100)
Come sempre in casa Sony, per attivare e disattivare tali funzioni non c’è un’unica strada. Se si utilizzano obiettivi stabilizzati, bisogna utilizzare il comando posto sull’obiettivo. Se invece l’ottica non è stabilizzata, bisogna agire via menù. Non subito intuitiva come soluzione ma tutto sommato nemmeno così complicata.
A proposito dei menù e delle mille opzioni che abbiamo a disposizione, il mio consiglio è quello di personalizzare subito sia i numerosi tasti funzione, sia il menù accessibili tramite il tasto “Fn”. Tramite il tasto Fn accediamo ad una scorciatoia nella quale possiamo inserire le voci dei 12 comandi che utilizziamo più spesso.
Per quanto riguarda le funzioni fotografiche io ho impostato la macchina così:
C1: Modo misurazione esposizione
C2: Ripresa silenziosa (otturatore meccanico/elettronico)
C3: Modo messa a Fuoco (singolo, continuo, manuale)
C4: Steady shot
Dalla ghiera posteriore alle funzioni già impostati di Modo avanzamento, e Iso ho aggiunto quella della messa a fuoco.
Tale soluzione non solo la trovo realmente comoda da utilizzare ma, con una unica pressione di un dito riesco a scegliere tipologia di messa a fuoco e spostare il punto della messa a fuoco stessa.
Nella scorciatoia Fn invece inserisco di volta in volta le voci che mi potrebbero essere utili in base al lavoro che devo svolgere. Di massima comunque tengo sempre disponibile le modalità Flash, il bilanciamento del bianco e l’aggiustamento dello Steady Shot nel caso di utilizzo di ottiche che non sono in grado di comunicare elettronicamente con il corpo macchina o utilizzate tramite anello adattatore.
Bene…anche la guida alla sopravvivenza ai menù l’ho scritta.
Sony A7RII - Sony FE 70-200 mm f/4 G OSS (1/1600, f/4, Iso 200)
Sony A7RII - Sony FE 70-200 mm f/4 G OSS (1/200, f/4, Iso 2000)
Sony A7RII - Sony FE 70-200 mm f/4 G OSS (1/400, f/4, Iso 8000)
Passiamo a scattare.
Come ho accennato in precedenza la Sony AR7II ora è più veloce in accensione. La cosa importante è ricordarsi di formattare la card prima dell’utilizzo altrimenti saremo costretti ad attendere che venga riscostruito il catalogo con conseguente perdita di tempo alla prima accensione.
Con le macchine ad alta risoluzione ho sempre sostenuto che bisogna fotografare con disciplina per ottenere buoni risultati ma con la Sony A7RII ho avuto un approccio diametralmente opposto. Ero infatti curioso di scoprire se tutte le novità sbandierate dalla casa costruttrice corrispondessero a verità o fossero solo buone per riempire di frasi d’effetto le pagine web e i cataloghi del prodotto.
Quindi prima uscita con auto iso impostati a 12.800. E ci risiamo… I menù. Solitamente su macchine di una certa levatura vai sulla voce auto-ISO, scegli il range delle sensibilità e imposti il tempo minimo oltre il quale la macchina fotografica non deve scendere e di conseguenza alzare la sensibilità. Con la Sony no. Devi accedere a una seconda voce nascosta nel criptico menu e indovinare che “ISO AUTO Min. VO” è esattamente quello che stavi cercando. Dopo aver sudato sette camice e speri di aver raggiunto il tuo obiettivo ti accorgi che non ci sono i tempi ma puoi selezionare tra Slower, Slow, Standard, Fast e Faster!!!! Ma che vuol dire.. a quali tempi mi corrispondono?
Come è mia abitudine e nella speranza sempre di non offendere nessuno, in questi casi mi rivolgo direttamente ai progettisti. Ma possibile, dico io, che non avete mai visto quali soluzioni adottano le altre macchine fotografiche? Non è una vergogna scegliere la stessa modalità soprattutto se si tratta di una voce così banale come scegliere il tempo minimo per gli auto ISO. Non si deve cercare di essere originali a tutti costi e bisogna ricordarsi che uno strumento fotografico rivolti ai professionisti deve possedere, sia un alto tasso di tecnologia, sia una semplice e intuitiva capacità operatività.
In ogni caso anche questa voce l’ho resa accessibile tramite il tasto Fn e finalmente iniziamo a scattare.
Otturatore ibrido (elettronico e seconda tendina meccanico) e via.
Sony A7RII - Zeiss Otus 85mm Nikon F Mount (1/125, f/2, Iso 1600)
L’autofocus una volta presa confidenza tra le varie opzioni, risulta rapido e corretto in ogni situazione fotografica. Certo, quando ci si ritrova in interni in condizioni di luce estremamente bassa e poco contrastata e con soggetti in rapido movimento può esitare un attimo e a volte non è precisissimo. Ma per trovare di meglio bisogna giusto andare su reflex di alta o altissima fascia utilizzate in accoppiata con ottiche dotate di motorizzazione estremamente performante.
Sony A7RII - Sony FE 70-200 mm f/4 G OSS (1/800, f/4, Iso 640)
Sony A7RII - Sony FE 70-200 mm f/4 G OSS (1/400, f/4, Iso 500)
Anche il bilanciamento del bianco in automatico sembra, a volte, esitare.
Per esempio, passando rapidamente da una scena all’altra con diversa temperatura della luce si avverte un fastidioso lasso di tempo prima che la macchina fotografica equilibri il nuovo bilanciamento. Questione di secondi non di ore. Però a volte è fastidioso.
In ogni caso scatto dopo scatto ci si rende conto che ormai il gap con le macchine fotografiche a specchio è un ricordo del passato. Gli scatti si susseguono fluidi uno dopo l’altro e, una volta dimenticate le peripezie affrontate per mettere a punto la Sony A7RII, fotografare diventa realmente piacevole.
Si cerca sempre di scoprire quale possa essere il limite di questa mirrorless e ogni volta si rimane sorpresi nello scoprire che questo limite non lo si raggiunge mai.
L’ottimo mirino XGA OLED è estremamente raffinato e non affatica la vista anche dopo un utilizzo intenso e prolungato nel tempo. Questo è sicuramente un vantaggio così come è un vantaggio disporre di un display LCD inclinabile. Non capisco il perché ci si ostina ancora a produrre apparecchi fotografici senza quest’utile accessorio. Inclinare il monitor non solo permette di aiutare la visualizzazioni anche in condizione di illuminazione estremamente svantaggiose, ma offre anche una semplificazioni in alcune situazioni fotografiche in cui diventa indispensabile alzare o abbassare la macchina fotografica.
Sony A7RII - Sony Zeiss Sonnar T* FE 55 mm F1,8 ZA (1/1250, f/1.8, Iso 100)
Reportage, matrimoni, posati, paesaggi, sport, still life… non esiste genere fotografico che questa “piccoletta” non sia in grado di affrontare. Ovviamente bisogna fare i conti con alcune caratteristiche di questo modello che impongono alcune attenzioni. Come per esempio l’alta risoluzione e il conseguente circolo di confusione che mette a nudo anche le piccole imperfezioni tecniche dei nostri scatti.
Per esempio… per gli amanti della street photography è estremamente difficile scattare “al volo” a tutta apertura con ottiche molto luminose con soggetti molto vicini. Ovvero, se non si esegue una messa a fuoco molto accurata, si rischia di avere la pancia del soggetto a fuoco e il volto fuori fuoco. Quindi bisogna rivedere il modo di scattare in queste situazioni e magari optare per qualche stop di chiusura in più del diaframma.
D’altronde, un 35 f/1.4 montato su una macchina fotograficha FF da 42MP, è inevitabile che restituisca una profondità di campo estremamente differente rispetto ad un 23mm montato su un APSc da16MP o di un 17mm montato su un micro 4/3. È sempre il solito discorso dei pro e i contri di ogni sistema.
Nei pro di questa Sony c’è da rilevare che, se è vero che grandezza del sensore e l’alta risoluzione impongono una adeguato dimensionamento delle ottiche soprattutto molto luminose, allo stesso tempo possiamo ancora optare sia di viaggiare leggeri sia di affrontare situazioni fotografiche in cui è richiesta una elevata qualità d’immagine ed è del tutto irrilevante la dimensione del nostro corredo.
Anche se il parco ottiche di Sony è ancora in via di sviluppo, le soluzioni presenti sono già sufficienti per la stragrande maggioranza delle esigenze fotografiche.
Vogliamo viaggiare leggeri?
Sony 28 f/2, Sony Zeiss 35 f/2.8 e Sony Zeiss 55 f/1.8. E se amiamo le ottiche a fuoco manuale ci sono gli Zeiss Loxia 21 f/2.8, 35 f/2 e 50 f/2. E a questi via via si stanno aggiungendo altri modelli prodotti da altre marche.
Ma per quanto riguarda le ottiche approfondirò l’argomento nell’apposita sezione.
L’aspetto importante è quello di non cedere alla tentazione di ritenere si poter accroccare qualsiasi obiettivo davanti ad una macchina da 42MP e pensare che la resa sia sempre secondo le proprie aspettative.
Non è un segreto che io non ami particolarmente tali soluzione ma è altresì evidente che uno degli aspetti affascinanti delle CSC è proprio la possibilità, visto il tiraggio molto corto, di poter adattare una gran numero di ottiche.
In ogni caso fate gli esperimenti che volete ma a mio avviso, semmai penserete di far entrare nel vostro corredo queste Sony, ed in particolare la A7RII, non dovrete mai pensare di poter far a meno delle ottiche progettate espressamente per questo sistema. Ovviamente tutto questo è valido se l’impiego fotografico sarà quello professionale.
Sony A7RII - Sony FE 85mm f/1.6 GM (1/100, f/1.4, Iso 500)
Qualità dell’immagine
Sony ha un grande vantaggio rispetto a molte dirette contendenti. Sviluppa e produce direttamente i sensori. Questo le offre indiscutibili vantaggi. Ovviamente non è detto che si traduca sempre e comunque in una qualità d’immagine superiore rispetto agli altri brand.
Il sensore è solo uno dei numerosi elementi che compongono quell’immagine che poi noi andremo a rivedere a monitor e a stampare. Ma è indiscutibile che Sony ha sempre presentato in anteprima nuove tecnologie applicate al sensore. Questa strategia ha portato nel tempo ad ottenere risultati alterni… a volte si ha la sensazione che Sony sforni una novità non tanto perché questa apporti un reale beneficio nella qualità di immagine ma serva piuttosto per ribadire la sua supremazia in questo campo.
In ogni caso il CMOS da 42MP che equipaggia la Sony A7RII (denominato Exmor R) rappresenta sicuramente un punto di riferimento presente e futuro dell’intero panorama della fotografia digitale. In accoppiata con il processore d’immagine BIONZ X, il sensore retroilluminato di Sony dimostra di non avere evidenti punti deboli e mette in discussione molte certezze e luoghi comuni legati alla risoluzione e alla pulizia del segnale. Gamma dinamica, dettaglio, pulizia del segnale anche a sensibilità medie e medio alte sono solo alcuni aspetti che caratterizzano le immagini prodotte con la A7RII.
Ovviamente tutto questo si apprezza maggiormente se si scatta in Raw. Il Jpg, al contrario, sembra soffrire in maniera troppo evidente degli interventi invasivi che il processore di immagine impone. Eccessiva maschera di contrasto ed eccessiva levigatura del filtro anti rumore, per esempio, compromettono a mio avviso la naturalezza e l’equilibrio che questa macchina fotografica è in grado di offrire. Ma questo aspetto sarà approfondito maggiormente nel capitolo dedicato alla Sony A7SII. La cosa importate è ricordarsi, se scattate in Jpg, di disattivare questi comandi. Quindi via il filtro antirumore e abbassare il dettaglio. La cosa invece che non si può disattivare è la correzione ottica degli obiettivi.
Senza generalizzare è comunque evidente che più ottiche presenti nel catalogo Sony soffrano proprio di una distorsione eccessiva. In seguito vedremo quali obiettivi presentano in maniera marcata questo difetto.
Sony A7RII - Sony – Zeiss Vario Tessar T* FE 24-70 mm F4 ZA OSS (1/30, f/4, Iso 1250)
Conclusioni
È la Sony A7RII la macchina perfetta? Il sogno di tutti i fotografi finalmente si è realizzato?
A queste domande nessuno mai potrà dare una risposta. Come sottolineato in apertura dell’articolo, in commercio esistono una infinità di alternative che possono venire incontro a tutte le esigenze dei fotografi digitali.
Ma… anche prendendo in considerazione tale aspetto, è difficile non affermare che la Sony A7RII è uno di quei modelli di macchina fotografica destinati a diventare un punto di riferimento presente e futuro.
Sicuramente se si vuole costruire un corredo partendo da questa macchina fotografica bisogna mettere in preventivo una spesa molto elevata. Spesa che non sempre può coincidere con un reale beneficio in base al tipo di fotografia che realizziamo abitualmente. Ancora una volta mi ripeto. Per alcuni una compatta è più che sufficiente, per altri anche il medio formato può essere poco.
Il fatto che però Sony abbia condensato in un unico strumento, tanta tecnologia e tanta qualità sia per l’acquisizione delle immagini, sia per la realizzazione dei video, è un fattore che ha attirato l’attenzione di molti professionisti che dividono la proprio attività proprio tra fotografia e video.
Se per la fotografia lascio parlare le immagini, per i video vi rimando un Link di uno dei primi lavori realizzati con questo strumento dalla mia casa di produzione “Riflessifotografici”.
Altro non aggiungo. Dopo tanto tempo mi sento di fare un plauso a Sony per il lavoro svolto.
Ancora perfettibile, ancora migliorabile ma l’avvento di questa Mirrorless Full Frame segna un importante passo avanti verso la reale modernizzazione dei sistemi fotografici ancora saldamente ancorati a soluzioni che ormai sentono il peso degli anni.
Le Reflex per certi aspetti possono essere un punto di riferimento ma è cosa certa. La tecnologia, può offrire molto ma molto di più e personalmente trovo che le CSC siano i mezzi fotografici in grado di traghettare la fotografia nel futuro. Certo, la tecnologia non basta. La fotografia non è fatta solo di mirini, sensori e schede di memoria. La fotografia è anche cultura e bisogna sempre ricordarsi che non bisogna trattarla al pari dell’elettronica di consumo.
Se si segue questa strada e si da ancora forza ai fotografi, ai negozianti, agli stampatori, alle riviste di settore, e ai siti realmente preparati e strutturati, la fotografia come ancora la interpretiamo noi, ha un futuro. Se invece si lascerà in mano ad una comunicazione generica, la fotografia e i mezzi fotografici così come le conosciamo noi, saranno spazzati via da chi da sempre utilizza aggressivamente mezzi di comunicazione per promuovere e vendere i sui propri prodotti di elettronica generale.
Per ora godiamoci questa A7RII e godiamoci tutte queste novità che ci offre il mercato.
Sony A7RII - Sony – Zeiss Vario Tessar T* FE 24-70 mm F4 ZA OSS (1/250, f/8, Iso 100)
Chiedendo quel centimetro in più concludevo nel 2013 l’articolo dedicato Sony Cyber Shot RX1
Ora che quel centimetro è stato raggiunto mancano pochissime cose perché questo sistema diventi realmente professionale. Una seconda scheda è sicuramente da prevedere così come una reale e affidabile tropicalizzazione del corpo non può mancare su strumenti fotografici di alto livello.
Ma, oltre alla parte fisica e tecnologica ci sono altri aspetti che determinano il confine tra un sistema professionale e uno amatoriale. Il primo è sicuramente l’assistenza dedicata a chi della fotografia fa il suo lavoro. Poi c’è l’attenzione verso i propri utenti che prevede l’immissione di costanti aggiornamenti via firmware e, per ultimo, un avvicendamento più a lungo termine delle macchine fotografiche di fascia alta.
Queste sono le cose che chiedo in conclusione di questo articolo. Vediamo se all’annuncio della A7RIII sarò ancora una volta… accontentato.
Sony A7RII - Zeiss Otus 85mm Nikon F Mount (1/125, f/1.8, Iso 320)
Sony A7SII
Sony A7SII - Sony FE 28mm f/2 (1/1000, f/5, Iso 400)
Ero molto curioso di provare la Sony A7SII. La “megapixellata” A7RII è entrata ormai nel mio corredo e l’ho utilizzata per girare le ultime tre produzioni video che ho realizzato.
Volevo scoprire cosa avesse in più il modello che Sony, almeno sulla carta, ha prodotto proprio pensando al settore video.
In realtà, giorno dopo giorno, mi sono accorto di non avere tra le mani una semplice telecamera, ma un efficace strumento in grado di catturare immagini fisse e in movimento.
Ma andiamo con ordine. Il sensore da 12MP corrisponde esattamente alla risoluzione del video 4K con aspetto 3:2. Questo vuol dire che tutti i pixel lavorano alla cattura dei fotogrammi. Non c’è bisogno di interpolazioni o artifizi per ridurre la risoluzione così come accade con i 42MP della Sony A7RII.
Tutto questo si dovrebbe tradurre in una qualità d’immagine globale dei video superiore.
Sony A7SII - Sony FE 28mm f/2 (1/1000, f/5, Iso 320)
Sony A7SII - Sony FE 28mm f/2 (1/1000, f/4, Iso 800)
In effetti, se i risultati ottenuti con la A7RII sono di altissima qualità quelli ottenuti con la A7SII vanno ancora oltre. Nulla che mi faccia rimpiangere il mio acquisto ma è evidente che, nel video, lavorando in una risoluzione nativa, il sensore cattura più luce, non subisce interpolazione e il tutto si traduce in un segnale estremamente pulito anche alle alte sensibilità.
Già, alte sensibilità... Nel caso della Sony A7SII dovrei parlare di altissime e impensabili sensibilità.
All’atto pratico però, e i filmaker condivideranno il mio pensiero, è difficile pensare di realizzare un prodotto professionale di altissima qualità con la sensibilità spinta oltre un certo limite. E questo, sia per un discorso legato alla pulizia dell’immagine sia di necessità vera e propria. Se consideriamo che al massimo, girando in standard Pal, il nostro tempo minimo è di un 1/25, con un’ottica luminosa mi è difficile immaginare una situazione in cui possono diventare necessarie le altissime sensibilità. Certo, se giriamo in slow motion a 100 fps, la situazione può diventare più critica, ma ditemi voi a cosa mi può servire una raffinatezza del genere quando poi la luce per la ripresa fa schifo.
Il vero plus della Sony A7SII è il segnale che rimane impeccabile non solo alle basse sensibilità ma anche alle medie e alle alte.
Altro discorso invece per i reporter dove la necessità di raccontare fa passare in secondo piano l’aspetto della qualità assoluta del video.
Sotto questo aspetto ritengo che la Sony A7SII sia un perfetto strumento di lavoro.
E non solo per i video ma anche per le capacità fotografiche. Ormai in tanti guardano con distacco la risoluzione fotografica di 12MP. Niente di più sbagliato. È in realtà la corsa alle risoluzioni massime per accontentare le finte necessità degli utenti, l’unico aspetto sbagliato.
Non fraintendetemi. Esistono degli specifici generi fotografici che beneficiano delle altissime risoluzioni. Ma sono pochi e ben definiti. Per la stragrande maggioranza delle esigenze fotografiche 12MP sono già una risoluzione eccessiva. Pochi pixel vogliono dire maggiore pulizia del segnale alle basse e alle alte o altissime risoluzioni, vogliono dire meno ingombro per la lavorazione e per l’archiviazione, vogliono dire minor necessità di aggiornare le ottiche e i computer ai modelli più recenti e performanti.
La Sony A7SII è una sorta di Nikon D700 con 7-8 anni di evoluzione. E questo basta già per far capire la qualità d’immagine che possiamo ottenere.
Sony A7SII - Sony FE 28mm f/2 (1/1000, f/5, Iso 400)
Sony A7SII - Sony FE 28mm f/2 (1/1000, f/4, Iso 2500)
A tanta abbondanza di qualità non posso però esimermi dal sottolineare alcuni aspetti negativi a cui basterebbe veramente poco per porre rimedio. Aspetti che riguardano in parte anche la versione a 42MP.
Il primo è legato al bilanciamento del bianco in automatico. Non è raro che da uno scatto all’altro, anche eseguiti a brevissima distanza, il bilanciamento restituisca due tonalità completamente differenti. Mi è capitato anche che, al momento prima dello scatto il monitor e il mirino mi restituivano una tonalità fredda e lo scatto risultava caldo. Scattando subito dopo il risultato si invertiva: immagine prima dello scatto visualizzata calda e lo scatto invece aveva una tonalità fredda. Anche passando rapidamente due inquadrature che presentano due temperature del bianco molto differenti si nota che la macchina fotografica ci mette diversi secondi prima di adeguare il bilanciamento.
Il secondo punto riguarda il trattamento dei Jpg prodotti dalle macchine A7 di Sony. In realtà è un problema comune a molti costruttori ma Sony sembra che si sia impegnata maggiormente per complicare le cose. Come prendete in mano una Sony A7 disattivate immediatamente il Noise Reduction e abbassate la nitidezza. I risultati che producono questi due funzioni sono veramente deleteri rispetto al perfetto equilibrio che sono in grado di restituire questi mezzi fotografici. La riduzione del rumore leviga tutte le superfici creando un effetto fango in stampa. Fino a 3600/6400 Iso i file della A7SII sono estremamente puliti e presentano una grana finissima estremamente piacevole. Non c’è alcun bisogno di alchimie del genere.
La maschera di contrasto invece impostata di default è in perfetto stile compattina. Talmente invadente da creare artefatti ed effetti moirè sui dettagli più sottili.
Ovviamente per disattivare tali funzioni bisogna sapersi muoversi tra uno dei menù più complessi mai ideati.
Conclusioni
. In sintesi la A7SII la ritengo un potente e funzionale strumento di lavoro in grado di conciliare senza compromessi esigenze video e fotografiche. Le pecche che ho evidenziato si possono risolvere facilmente via firmware e sono sicuro che non tarderanno ad arrivare tali aggiornamenti. Aggiornamenti che non potranno che aumentare il già altissimo grado di soddisfazione degli utenti che, nella Sony A7SII, hanno trovato il perfetto equilibrio tra esigenze video e fotografiche. Per tutto il resto vale quanto ho scritto per la sorella “maggiore” A7RII.
Obiettivi
Sony FE 28mm f/2
Sony A7SII - Sony FE 28mm f/2 (1/1000, f/4, Iso 400)
Adoro la focale di 28mm e adoro questo obiettivo. Non è Zeiss, non è Sony G né tantomeno G Master ma è uno dei miei obiettivi preferiti in senso assoluto. Piccolo, luminoso e leggerissimo il Sony FE 28mm F2 ha un rapporto qualità prezzo che lo rende irrinunciabile all’interno del corredo per le Sony A7. Nitido già a tutta apertura possiede la rara capacità di aggiungere tridimensionalità alle immagini anche se si tratta di un grandangolare. Lo utilizzo tantissimo anche per i video. Con la funzione Super 35mm della Sony A7RII ho contemporaneamente a disposizione un 28mm e un 42mm. L’autofocus e realmente affidabile e proprio con questo obiettivo ho girato per la prima volta sfruttando le funzioni dell’autofocus continuo anche con la Steadycam. La vignettatura è abbastanza evidente a tutta apertura. Ma questo non è un aspetto che mi dà fastidio. Trovo invece eccessiva la marcata distorsione che mi costringe a eseguire la correzione in Lightroom in determinate situazioni fotografiche. In conclusione, se devo consigliare un’ottica per iniziare a costruire il corredo di questo sistema, il Sony FE 28mm F2 sarebbe una delle due opzioni.
Sony–Zeiss Sonnar® T* FE 35mm F 2,8 ZA
Piccolo e ben costruito il Sonnar FE 35 è il primo fisso prodotto per il sistema A7. Diciamo la verità. Ci eravamo tutti illusi pensando che, nel futuro di questo sistema ci sarebbero stati solo obiettivi così piccoli in compatti. Lo stato delle cose ovviamente non è questo e i motivi già li ho abbondantemente spiegati. Otticamente ci troviamo in presenza di un obiettivo globalmente buono, ma senza nessun particolare punto di forza. In ogni caso le prestazioni non giustificano assolutamente il prezzo. Inoltre, pur trattandosi di un fisso non particolarmente luminoso, distorsione (non eccessiva) e vignettatura sono evidenti. Ad un prezzo decisamente più contenuto meglio orientarsi sul Sony FE 28mm F2. Anch’esso lontano dalla perfezione ma più luminoso e dal rapporto qualità prezzo veramente invitante. Per chiarire meglio le cose, il Sony FE 35mm F2.8 non è un obiettivo riuscito male, ma visto il prezzo, è lecito aspettarsi qualcosa di più raffinato e performante.
Sony – Zeiss Distagon T * FE F1,4 ZA 35mm
Sony A7RII - Sony Zeiss Distagon T * FE f/1,4 ZA 35mm (1/200, f/1.4, Iso 4000)
La prima cosa che balza agli occhi prendendo in mano il Sony–Zeiss Distagon T* FE 35mm F1,4 ZA sono le dimensioni. Mentre il Sony–Zeiss Sonnar® T* FE 35mm F2,8 ZA si fa apprezzare soprattutto per le ridotte dimensioni, per il fratello maggiore i progettisti hanno preso una strada diametralmente opposta per realizzare questa classica focale fissa nella versione più luminosa. Ora non mi chiedete il perché di tutto questo. E non continuate a sottolineare neanche che questo obiettivo è di dimensioni smisurate. Questo obiettivo riprende la filosofia di tutti quegli obiettivi il cui scopo è quello di restituire una qualità impeccabile o quasi. Quindi mi pare ovvio che quest’ottica non è indicata per tutte le tipologie di fotografia in cui è prioritario essere “discreti”. Mettiamoci in testa una cosa. Non esistono solo la street photography o i reportage eseguiti in maniera “stealth”. Anzi, diciamo tutta la verità… street photography e reportage eseguiti in maniera “stealth” rappresentano una percentuale del tutto trascurabile dei generi fotografici contemplati nella cosiddetta fotografia professionistica. Non fraintendetemi. Leggerezza e ingombri ridotti sono sicuramente due aspetti che tutti apprezziamo tutti quanti. Ma non sempre sono prioritari. La priorità principale è quasi sempre la massima qualità e la solidità. E il Sony–Zeiss Distagon T* FE 35mm F1,4 ZA sotto questi aspetti non delude. La qualità della tropicalizzazione è perfetta (peccato che non siano di pari livello anche le Sony A7RII)
Sony – Zeiss Sonnar T* FE 55 mm F1,8 ZA
Sony A7RII - Sony Zeiss Sonnar T* FE 55 mm F1,8 ZA (1/1250, f/1.8, Iso 100)
Questa è la seconda opzione che consiglierei come partenza per iniziare a costruire il corredo di questo sistema. È il mio obiettivo preferito in accoppiata con le Sony A7 e rientra nella ristretta cerchia degli obiettivi che preferisco in assoluto.
Se siete fra quelli che pensano che un “cinquantino” debba costare obbligatoriamente pochi spicci smettete di leggere e passate oltre. Se invece siete consapevole che anche da una focale “normale” si possa ottenere una resa fuori dalla norma continuate a leggere queste righe.
Non bisogna cadere nell’errore comune di catalogare gli obiettivi unicamente in base alla focale, né limitarsi a prendere in considerazione esclusivamente l’apertura massima. Questo ho detto per la recensione dello Zeiss Otus 55mm e questo ripeto per parlare del Sonnar T 55mm.
Ovviamente, rispetto al fratello maggiore Otus, il Sonnar T* FE 55 non rasenta la perfezioni, e visto lo schema ottico utilizzato (Sonnar), la resa ricorda maggiormente quella del 35mm montato sulla Sony RX1.
In ogni caso gli scatti realizzati con questo obiettivo restituiscono una resa immediatamente riconoscibile:
estrema nitidezza, assenza (o quasi) di distorsione e incredibile capacità di restituire tridimensionalità alle nostre immagini.
Lo sfuocato, probabilmente, può apparire a volte un po’ brusco, ma lo trovo ugualmente piacevole poiché riesce ad aggiunge ugualmente carattere all’immagine.
La vignettatura a diaframmi aperti è visibile… ma continuo a ripetere, in presenza di obiettivi luminosi per sistemi Full Frame è del tutto normale. E a me non dispiace.
Sony FE F2,8 Macro G OSS 90 mm
Sony A7RII - Sony FE 90mm f/2.8 Macro G OSS (1/100, f/2.8, Iso 250)
Di questo obiettivo si sente solo parlare bene in giro. Anzi… diciamo la verità… sentiamo o leggiamo solo quasi opinioni di persone entusiaste di questa ottica. Personalmente preferisco partire da un’altra considerazione. In tani anni di fotografia non ho mai provato un’ottica macro deludente. Il punto è proprio questo. Risolvere tanti MP soprattutto con macchine fotografiche con sensore FF è estremamente complicato. Ecco che, appena una accoppiata obiettivo-macchina fotografica riesce a risolvere l’esuberanza di un sensore con alta risoluzione, si parla di miracolo dell’ottica. Ora… è indubbio che il Sony FE 90mm F2,8 Macro G OSS sia un obiettivo realmente ben riuscito. Costruito molto bene ha un potere risolvente di altissimo livello. La possibilità di agire direttamente sulla ghiera per decidere la modalità di messa a fuoco (manuale o automatica) è un plus da non sottovalutare. Così come è utilissimo il comando (sempre posizionato sull’obiettivo) per poter decidere il limite delle distanze delle messa a fuoco (m 0,28-0,5 / 0,5 -infinito / senza limitazione). La distorsione è praticamente assente e la vignettatura perfettamente nella media per obiettivi di tale caratteristiche. C’è anche da dire che lo sfocato è molto piacevole nonostante si tratti sempre di un’ottica non specificatamente pensata per tale aspetto. P erò si tratta sempre di un macro. E per me l’ottica macro vuol dire fotografare oggetti e fare… appunto… macrofotografia. Per tutto il resto dei generi fotografici trovo che alcune caratteristiche di questi obiettivi siano troppo “allineate” da modello a modello, da marchio a marchio. Questa tipologia di obiettivi li chiamo “dritti” ovvero estremamente risolventi e geometricamente perfetti. Ma alla resa dei conti è difficile distinguerli l’uno dall’altro come resa globale. Inoltre le ottiche macro presentano transizione cromatiche abbastanza “ruvide” per i miei gusti. Ovviamente… come sempre… non fraintendete i gusti personali con le caratteristiche globali. Il Sony FE 90mm F2,8 Macro G OSS è un’ottica veramente ben riuscita. Io continuo a considerare le ottiche macro degli obiettivi limitati ad uno specifico utilizzo. Questo non è detto che per molti fotografi valga l’esatto contrario e non possano trovare da questa ottica massimo giovamento anche in tanti altri generi fotografici.
Sony – Zeiss Vario-Tessar T* FE 24-70 mm F4 ZA OSS
Sony A7RII - Sony SEL 24-70mm f/4.0 OSS Zeiss (1/8, f/16, Iso 100)
Questo è l’obiettivo più discusso di tutto il sistema A7. Per la maggior parte delle persone fa schifo. Io invece vado controcorrente e, analizzando pregi e difetti, cercherò di dare una spiegazione alle prestazioni così altalenanti di quest’ottica. Partiamo da quelle positive. Gli ingombri sono perfetti. Cosi come il peso. La costruzione è di ottima fattura. L’aspetto più positivo di questo obiettivo sono le transizioni e i passaggi tonali in perfetto stile Zeiss. Mi piacciono tantissimo. E ora i negativi. Ecco… il vero punto debole di questo obiettivo è la distorsione. Distorce a tutte le focale. Distorce con soggetti vicino e soggetti lontani. Distorce a 24mm a 35mm a 50mm a 70mm. Insomma distorce sempre e lo fa in maniera molto ma molto evidente. Questa distorsione porta inevitabilmente ad un calo drastico delle prestazioni ai bordi del fotogrammi. E la correzione via software (o quella integrata in macchina) accentuano maggiormente tale difetto. Questo si ripercuote inevitabilmente sulla capacità risolvente reale dell’obiettivo. Sempre a proposito della capacità risolvente dell’obiettivo ci sono da aggiungere altre due cose. La prima è legata allo stabilizzatore di immagine interno. Il Sony – Zeiss Vario-Tessar® T* FE 24-70mm F4 ZA OSS, pur disponendo del sistema SteadyShot integrato, non dispone del comando per attivarlo/disattivarlo sul barilotto dell’ottica. Quindi questa operazione può essere eseguita unicamente via menu della macchina fotografica. Ora, più di una volta mi è capitato che, montando sul treppiede la Sony A7RII, in combinazione con il Vario-Tessar® T* FE 24-70. Nonostante disabilitassi ogni sistema antivibrazione, l’immagine prodotta restituiva proprio i difetti che tale combinazione (Treppiede + Stabilizzatore) può ricreare soprattutto con alcuni sistemi di stabilizzazione. La seconda riguarda alcune imperfezioni che il sistema AF dell’obiettivo dimostra di avere in condizioni precarie di illuminazione. Non mostra incertezze… l’operazione di messa a fuoco appare regolare. Ma poi controlli l’immagine e ti accorgi che non è perfettamente messa a fuoco. E con 42MP anche un piccolo scarto della messa a fuoco è palese. Dall’analisi di questi due fattori risulta che alcuni presunti difetti di questo obiettivo in verità siano riconducibili ad altri fattori e non allo scarso potere risolvente dell’ottica come in molti hanno ipotizzato . Con il nuovo firmware la situazione è molto migliorata tanto da poter affermare che questo obiettivo ha beneficiato molto da tale aggiornamento. Ufficialmente, tra le migliorie apportate dal firmware 3.00 possiamo leggere: “(…)Reduces the chance of the camera changing to front focus when shooting certain scenes (...)”. E visto che con gli altri obiettivi non ho mai avuto alcun problema sono certo che tale miglioria riguardi specificatamente il Vario-Tessar® T* FE 24-70. In ogni caso, qualche incertezza ancora persiste. Minima rispetto a prima. Ma in condizioni di scarsissima illuminazione io continuo a stare attentissimo nella fase di messa a fuoco. In sintesi: il Vario-Tessar® T* FE 24-70 è un obiettivo che fa convivere in sé aspetti molto positivi con altri che lasciano perplessi. Dimensione, costruzione e pesi sono perfetti. Così degni di nota sono colori e passaggi tonali in perfetto stile Zeiss. Certamente il potere risolvente non raggiunge il massimo livello ma allo stesso tempo è più che sufficiente per risolvere anche i 42MP della A7RII. I lati negativi, invece, sono per lo più riconducibili all’accentuata distorsione che l’obiettivo presenta a tutte le focali. Da approfondire il comportamento dello SteadyShot integrato in alcune specifiche situazioni fotografiche.
Sony FE 70-200 mm F4 G OSS
Sony A7RII - Sony FE 70-200 mm f/4 G OSS (1/125, f/4, Iso 2500)
Questo obiettivo mi piace molto. Ha una resa estremamente equilibrata lungo tutte le focali e tutte le aperture. Difficile trovare difetti così come non ci sono caratteristiche che raggiungono punte eccelse (ma ricordiamoci sempre che stiamo parlando di uno zoom). Lo trovo un perfetto strumento di lavoro. Il Sony FE 70-200 mm F4 G OSS è veramente ben costruito ed è dotato di un Autofocus efficace anche nelle situazioni più impegnative come la fotografia sportiva. È nitido, e distorce poco. E sempre in considerazione che stiamo parlando di uno zoom, anche la qualità dello sfocato è di buon livello. Veramente una piacevole sorpresa. Se lo dovessi descrivere con una sola parola? Affidabile.
Zeiss Otus 85 f1.4 (Nikon F Mount)
Sony A7RII - Zeiss Otus 85mm Nikon F Mount (1/125, f/1.8, Iso 200)
Prendete la capacità risolvente del Sony FE 90mm F2,8 Macro G OSS, uniteci una capacita di restituire transizione cromatiche che rasentano la perfezione (apocromatico vuol dire accentuare anche questa caratteristica), uno sfocato impeccabile e avrete un’idea di cosa vuol dire montare il re degli obiettivi davanti ad una Sony A7RII.
Non credo serva aggiungere altro. È l’unico caso in tutta la mia vita in cui accetto il compromesso di montare un anello adattatore e non utilizzare un’ottica proprietaria. Questo è il re degli obiettivi. Ovviamente peso, ingombri e prezzo lo rilegano esclusivamente a un utilizzo professionale di altissimo livello.
Sony FE 85mm f/1.4 GM
Sony A7RII - Sony FE 85mm f/1.4 GM (1/100, f/1.8, Iso 200)
coming soon...