Intervista a Diego Bardone
Buongiorno Diego, innanzitutto presentati
Buongiorno a voi, mi chiamo Diego Bardone, sono nato a Milano e vivo a Sesto San Giovanni. Mi sono avvicinato alla fotografia a metà degli anni Ottanta, ho collaborato con la pagina di Milano del "Manifesto" e con due piccole agenzie per alcuni anni, poi come spesso accade, la vita mi ha portato altrove e non ho scattato una fotografia per più di quindici anni. Passione mai sopita, rinata per caso qualche anno fa.
Qual'è il tuo ambito di azione?
Sinceramente le gabbie sono limitanti, comunque sia la fotografia di strada è ciò che amo praticare.Fotograficamente parlando ho negli occhi la lezione degli umanisti Francesi del dopo guerra: Doisneau, Izis e Boubat su tutti. Adoro quel "modo" romantico, ironico e a volte malinconico di osservare la vita di tutti i giorni e per quel che posso”, cerco di trasmetterlo nei miei scatti.
Un cosiddetto streeter dunque?
Se per forza deve esserci una definizione, diciamo pure di sì.
Il tuo intento?
Qualcuno ha scritto che si fotografa per ricordare, sinceramente penso che lo si faccia anche per non essere dimenticati, poi se il non essere dimenticati prende le sembianze di mia nipote o di una platea più vasta, quello fondamentalmente poco importa (anche se poi tutti vogliamo che le nostre fotografie "piacciano"), l'importante è avere ben presente il perché lo si fa. E comunque sia, penso che il lato ludico dell'avere una macchina fotografica per le mani non dovrebbe essere mai sottovalutato. Amo chi racconta qualcosa con le proprie fotografie, poco coloro che si prendono troppo sul serio, anche se la fotografia è "cosa" serissima e si struggono nel nome dell'arte, ammesso che poi ci sia arte in fotografia.
Analogico o digitale?
Sono ancora convinto della superiorità dell'analogico rispetto al digitale, per una questione soprattutto di plasticità e veridicità delle immagini, ma sono particolarmente pigro da questo punto di vista, per cui preferisco il digitale. Una buona foto è buona sia in analogico sia in digitale (e viceversa) però la tecnologia ha portato innumerevoli vantaggi che semplificano di molto l'opera di chi "pigia i bottoni", mi riferisco in particolar modo alla possibilità di usare gli Iso a seconda della bisogna e agli stabilizzatori ottici.
Colore o BN?
Sono daltonico, ma a parte questo penso che il BN sia qualcosa di imprescindibile: niente fronzoli, solo del nero, del bianco e nel mezzo una infinita scala di grigi: la perfetta, dal mio punto di vista, rappresentazione della nostra vita.
Per concludere, c'è una frase di uno dei "maestri" che ti è particolarmente cara?
Sì assolutamente e senza ombra di dubbio è un "quote" di Abbas che recita così: "Get a good pair of walking shoes and…fall in love." Non è bellissima?
Sopra, "La diva in galleria". Tutte le fotografie sono state scattate a Milano, utilizzando: Nikon D700 (28mm F1.8 - 50mm F1.8- 24-120mm F4) - Fujifilm X100s - Fujifilm XE1 (18-55mm)
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