Macro: alla scoperta delle lenti addizionali

Pubblicato: Giovedì, 02 Giugno 2016 Scritto da Daniele Della Mattia

Qualunque fotocamera digitale, compatta o reflex, consente di fare della macrofotografia ovvero foto a distanza ravvicinata di soggetti molto piccoli. Lo zoom in dotazione in genere ha un’impostazione macro o una distanza di messa a fuoco minima che permette di avvicinarsi al soggetto e cogliere così aspetti curiosi o addirittura strabilianti che sfuggono a un’occhiata distratta.

Cominciamo con i soggetti a portata di mano. La macrofotografia è una materia che lascia ampio spazio alla creatività, un genere fotografico nel quale il fotografo non si limita a registrare la realtà così come gli appare, ma interviene attivamente nella composizione e nel punto di ripresa. I soggetti adatti? Pietre, foglie, oggetti domestici, fiori, insetti e l’elenco potrebbe continuare. L’ostacolo a una maggiore diffusione di questa pratica è che molti fotografi considerano la macrofotografia materia per specialisti, difficile e costosa. In realtà non è così, chi possiede un macro zoom può già cominciare a scattare con buoni risultati. L’esempio è nelle foto che illustrano quest’articolo: sono tutte fatte in casa.
Probabilmente il corredo standard di qualunque appassionato o anche fotografo alle prime armi consente di riprendere soggetti a distanza ravvicinata. Molti obiettivi zoom, per non dire quasi tutti hanno, infatti, la messa a fuoco che ci permette di avvicinarci a ridotte distanze di ripresa e consente quindi una quasi macro. Se proprio la funzione macro manca o non è sufficiente, una buona soluzione, oltretutto molto economica, consiste nell’avvitare sulla filettatura dell’obiettivo della reflex o della compatta una lente addizionale.

 

 

Per cominciare, anche una semplice lente addizionale, un accessorio reperibile a costi contenuti, avvitata sull’obiettivo consente di ottenere immagini interessanti. Se poi vogliamo approfondire, potremo attrezzarci in maniera più “professionale”, dipende da quali sono le nostre intenzioni e aspettative, se vogliamo provare qualche scatto o se viceversa desideriamo prendere la cosa più seriamente.
Disponibili sul mercato con diverse potenze, le lenti addizionali permettono ottimi ingrandimenti, soprattutto in unione ai teleobiettivi, e non riducono la luminosità dell’ottica (e quindi del mirino della reflex). Inoltre mantengono tutti gli automatismi, in quanto il collegamento macchina-obiettivo non viene alterato in alcun modo. La qualità dell’insieme obiettivo zoom + lente addizionale non sarà quella di un obiettivo macro a focale fissa nato per questo scopo, però è più che soddisfacente nel novanta percento dei casi, almeno all’inizio. In commercio esistono vari tipi di lenti addizionali macro o close-up che dir si voglia. Sono due i principali fattori di cui tenere conto nella scelta: il diametro, ovviamente, che deve essere quello della filettatura filtri dell’obiettivo, e la potenza.

 

 

È più adatto il teleobiettivo. La potenza delle lenti si esprime in diottrie (proprio come quella degli occhiali), quindi più alto è il numero di diottrie e più la lente è potente. Con l’obiettivo (di qualunque focale) impostato su infinito, una lente da 1 diottria mette a fuoco a 1 metro, una lente da 2 diottrie a mezzo metro, una da 3 a 33,3 cm e così via. Basta dividere 100 cm per il numero di diottrie e si ottiene la massima distanza di messa a fuoco, cioè con l’obiettivo su infinito (∞). Appare chiaro quindi che, a parità di lente, un teleobiettivo ingrandirà più di un grandangolare. Ovviamente, diminuendo la distanza di messa a fuoco dell’obiettivo, sarà possibile proporzionalmente avvicinarsi di più al soggetto.
Quindi, con le lenti addizionali è più vantaggioso utilizzare un obiettivo di focale superiore a 50 mm o impostare sullo zoom una focale medio-lunga. A tutto vantaggio dell’illuminazione e di una maggiore distanza dal soggetto (utile per una migliore prospettiva e per fotografare animali timorosi).
Per quanto riguarda la potenza, è meglio non superare le 4 diottrie, 2 o 3 diottrie in genere sono più che sufficienti. Potenze maggiori provocano più aberrazioni, si tratta pur sempre di un elemento ottico che si frappone tra obiettivo e soggetto.
Acromatica è meglio. A proposito di aberrazioni, se si vuole ottenere la massima qualità, è meglio rivolgere l’attenzione a lenti con uno schema ottico costituito da una coppia di lenti incollate, il cosiddetto doppietto acromatico che, appunto, minimizza l’aberrazione cromatica generalmente prodotta da una lente normale; l’aberrazione cromatica deteriora infatti l’immagine provocando delle sfrangiature colorate visibili lungo i bordi ad alto contrasto dell’immagine, è un aspetto che si può notare facilmente quando usiamo una normale lente d’ingrandimento costituita da un solo vetro. Le lenti “composite” costano di più è vero, ma la qualità dell’immagine ne guadagna anche ai bordi. Chiudendo il diaframma, inoltre, si riduce anche l’eventuale vignettatura e pure gli effetti della curvatura di campo casomai dovessero insorgere. Esistono anche modelli dotati di rivestimento antiriflesso, nel qual caso la qualità dell’immagine risultante è davvero ottima.

 

Bisogna compensare l’esposizione? Non c’è nessun calcolo da fare: pensa a tutto l’esposimetro incorporato come per le foto normali, inoltre la lente addizionale non introduce alcuna perdita di luminosità. Eventualmente, resta da scegliere quale diaframma impostare, dipende dal risultato che vogliamo ottenere: per esempio, scegliere un diaframma aperto consente di staccare il soggetto dallo sfondo, con un effetto molto piacevole, specie se si adotta la tecnica del controluce. Talvolta però è preferibile chiudere di più il diaframma per avere la massima profondità di campo, soprattutto quando si opera con forti ingrandimenti. Quanto ai tempi, quelli più rapidi servono per evitare il mosso, che nella macro, a causa dei forti ingrandimenti, è più che mai in agguato. L’uso di un valore ISO elevato, del flash o di un treppiede secondo i casi, spesso risolve tutto, ma di questo parleremo in seguito.